Il mondo si sta desertificando, un po’ alla volta, un giorno alla volta. Il 17 giugno, una data ormai incisa nella consapevolezza ambientale globale, rappresenta la Giornata mondiale delle Nazioni Unite per la lotta alla desertificazione e alla siccità. Ma cosa significa davvero questo termine spaventoso “desertificazione”? E quali sono le voci che risuonano allarmate dal cuore delle Nazioni Unite?
Sommario
“Rising up from drought together” ovvero “Resistere insieme alla siccità”
Quest’anno, l’umanità è stata chiamata a “Resistere insieme alla siccità.” Un invito simbolico, una chiamata all’azione che richiede non solo consapevolezza ma anche collaborazione globale. L’ultimo rapporto “Drought in Numbers – La siccità in cifre” dell’UNCCD (United Nations Convention to Combat Desertification) sottolinea l’urgenza di mettere al centro della nostra attenzione il contrasto alla siccità. Ma come possiamo farlo? E perché è così cruciale agire ora, adesso, da questo momento?
Siccità crescente: dal 2000, la siccità sta dilagando su scala globale, colpendo approssimativamente 55 milioni di persone ogni anno.
Prospettiva futura arida: Le zone aride potrebbero arrivare a coprire tra il 50 e il 60% di tutta la Terra entro il 2050, lasciando circa tre quarti della popolazione mondiale in condizioni di disperata scarsità d’acqua.
La mappa della desertificazione, il panorama globale
Non stiamo parlando di un fenomeno isolato. Circa 200 Paesi e oltre 1 miliardo di persone sono direttamente interessati dal processo di desertificazione. Ma quali sono gli Stati più colpiti?
Asia: Cina, India e Pakistan sono tra i paesi maggiormente interessati.
Africa, America Latina e Medio Oriente: Diverse Nazioni mostrano un avanzato stato di desertificazione.
Europa mediterranea: Paesi come Portogallo, Spagna, Grecia, Cipro, Malta e Italia sono anch’essi fortemente colpiti.
La crisi idrica in Italia, una realtà impossibile da ignorare
L’Anbi – Associazione Nazionale dei Consorzi per la Gestione e la Tutela del Territorio e delle Acque Irrigue – ha pubblicato un rapporto preoccupante sulla situazione idrica italiana. Ecco alcuni dati chiave:
Sicilia: 70% della superficie con grado medio-alto di vulnerabilità.
Sei regioni: Sardegna, Marche, Emilia Romagna, Umbria, Abruzzo e Campania presentano una percentuale di territorio a rischio desertificazione tra il 30% e il 50%.
Altre sette regioni: Calabria, Toscana, Friuli Venezia Giulia, Lazio, Lombardia, Veneto e Piemonte sono tra il 10% e il 25%.
Le recenti ondate di calore estremo e la previsione di un piano di razionamento dell’acqua evidenziano l’urgenza di un’azione decisa.
I cambiamenti radicali del clima italiano ed il suo impatto
L’Italia sta vivendo un grave declino climatico con evidenti conseguenze nelle stagioni più calde. Tra l’autunno 2021 e l’inverno 2022, il nostro Paese ha visto il 30% di piogge in meno rispetto alla media del decennio precedente e il 70% in meno di nevicate.
Effetti sulla natura: questi cambiamenti hanno portato terreni agricoli, letti dei fiumi e ecosistemi urbani a una condizione di siccità senza precedenti.
Aumento degli incendi: 199 interventi dei vigili del fuoco nel primo mese estivo del 2022, rispetto agli 80 del 2021.
Ma non è solo il clima che gioca un ruolo senza precedenti. Le cause della desertificazione sono variegate e spesso interconnesse:
Fenomeni climatici estremi: l’aridità e le precipitazioni brevi e violente erodono il primo strato fertile del suolo.
Abbandono delle aree coltivate: l’abbandono delle terre contribuisce ulteriormente al degrado dei suoli.
Gestione insostenibile delle risorse idriche: l’uso improprio dell’acqua può accelerare la perdita di fertilità del suolo.
Deforestazione e urbanizzazione: la perdita di copertura forestale e l’espansione urbana aumentano la vulnerabilità dei terreni.
L’ONU e la lotta globale contro la desertificazione intesa come una chiamata all’azione
L’ONU stima che, nel mondo, una superficie tra 1 e 6 miliardi di ettari sia già compromessa. Nel prossimo futuro, circa 200 milioni di persone potrebbero essere costrette a lasciare le loro terre. Ma cosa possiamo fare? Come possiamo invertire queste tendenze?
Collaborazione internazionale: unire le forze tra nazioni, agenzie e organizzazioni.
Investimenti in tecnologie sostenibili: promuovere l’innovazione e la ricerca in agricoltura, per una migliore gestione dell’acqua e di una più efficace conservazione del suolo.
Educazione e sensibilizzazione: creare una maggiore consapevolezza dei problemi, attraverso l’istruzione, la formazione e la diffusione delle informazioni.
Verso un futuro sostenibile
Come un albero nel deserto, la speranza può crescere anche nelle condizioni più aride. La lotta alla desertificazione e alla siccità non è una causa perduta in partenza, ma una sfida che richiede impegno globale, innovazione e compassione. Possiamo guardare a un futuro arido con timore, o affrontarlo con determinazione e visione, coltivando la resilienza e seminando le basi di un mondo più sostenibile e prospero. Il nostro destino è nelle nostre mani e il tempo di agire è ora!
A cura della Delegazione di Napoli di Ambiente Mare Italia – AMI –
Redazione La napoletanità è uno stato dell’anima, un modo di intendere la vita, di ricordare, di amare, un’attitudine allo stare al mondo in modo diverso dagli altri. La napoletanità non è un pregio e non è un difetto: è essere “diversi” dagli altri, in tutto. Ecco noi ci sentiamo così. (definizione liberamente tratta da uno scritto di: Valentino Di Giacomo napoletano, classe 1982, redattore del quotidiano Il Mattino di Napoli) Leggi altri articoli dello stesso autore… |
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