Il popolo dei lettori, nell’era contemporanea della lettura “mordi e fuggi”, dei best-seller meteora e delle vendite che premiano – così dicono i critici – romanzi di second’ordine, si trova al momento davanti a un bivio epocale. Tra le fila, sparute ma serrate, dei lettori abituali, si fa largo una nuova figura di consumatore occasionale, che predilige il libro del momento, pubblicizzato su tutti gli scaffali al caro, intramontabile classico. La schiera dei lettori si è divisa in due categorie: quelli che restano fedeli alla tradizione, e quelli che invece, stanchi dei vecchi mattoni, si approcciano più facilmente a scritti scorrevoli e meno impegnati, facendone i successi editoriali del momento.
Precisamente a metà tra i due schieramenti di lettori “tipo” si inserisce la figura di Fabio Volo. Veejay per MTv, speaker radiofonico, Iena, attore, sceneggiatore, conduttore tv, scrittore e chi più ne ha più ne metta, Fabio Volo è figlio emblematico della variegata cultura del 2.0. Nato (1972) a Calcinate in provincia di Bergamo, nel cuore freddo dell’Italia del Nord, Fabio Volo alias Fabio Bonetti si riscuote presto dal dormiveglia adolescenziale: poco più che tredicenne inizia a lavorare nella panetteria del padre. Intanto sogna una carriera su piccoli e grandi schermi.
Prova ad emergere prima come cantante, ma il tentativo si rivela un flop e per decenza Fabio desiste. A cambiargli la vita e a tirarlo fuori dal grigiore padano è l’incontro con Claudio Cecchetto, produttore discografico e talent scout con il fiuto per gli affari, che subito intravede in Fabio delle potenzialità allo stato grezzo. Per metterlo alla prova gli offre un posto a Radio Capital. Fabio non deve far altro che essere se stesso. Cosa che a lui, con un’innata propensione all’intrattenimento goliardico, riesce benissimo.
In pochi anni diventa il deejay di punta di Radio Capital. La sua voce è una delle più conosciute dell’etere. Fabio prende il volo. Nel 1997 approda al piccolo schermo come conduttore e, dopo una breve parentesi in Rai nel 2000 approda a Mediaset e viene arruolato nelle “Iene” l’iconico programma di Italia1, in tasca solo una licenza media, negli occhi la determinazione dei vincenti.
Fabio Volo non si ferma, e ben presto diventa conduttore di punta a Radio Deejay, nella celebre trasmissione “Il volo del mattino” che diventa il palco giusto su cui lanciare le sue ingenue riflessioni, le considerazioni semi-serie da ragazzo della porta accanto, non contagiato dal fasullo, patinato sfavillio dei palcoscenici mediatici. È lì che nasce Fabio Volo il personaggio, Fabio Volo il mito, Fabio Volo il guru!
Deve essere stato in quel momento che Fabio Volo, dalla dimenticata provincia dell’Italia proletaria e piccolo borghese, deve aver pensato che era arrivato il momento di fare il salto. Allora deve essergli balenata in mente l’idea di scrivere libri, sfruttando la popolarità raggiunta fino ad allora come volano per la viralità. È allora che la scrittura diventa una gigantesca operazione di marketing, e Fabio Volo diventa Fabio Volo imprenditore di se stesso, libero da inibizioni e finalmente in grado di prendere il volo. Come scrive lui stesso in “Un posto nel mondo”: “Fai vedere al tuo sogno che veramente ci tieni a incontrarlo, senza pretendere che lui faccia tutta la strada da solo per arrivare fino a te, poi le cose accadono. I sogni hanno bisogno di sapere che siamo coraggiosi.”.
E lui di coraggio ne ha avuto eccome, a risalire la china dagli oscuri e vasti anfratti della mediocrità fino all’apice della notorietà. Autore, ad oggi, di ben 11 libri dai titoli già di per sé evocativi (Esco a fare due passi, 2001; È una vita che ti aspetto, 2003; Un posto nel mondo, 2006; Il giorno in più, 2007; Il tempo che vorrei, 2009; Le prime luci del mattino, 2011; La strada verso casa, 2013; A tutta vita, 2015; Quando tutto inizia, 2017; Una gran voglia di vivere. 2019; Una vita nuova. 2021), e di alcuni racconti pubblicati sul Corriere della Sera, prosegue l’attività televisiva tra MTv, La7 e Italia1, approdando anche su Rai3, su Nove e su Sky Comedy Central.
Il suo modo di scrivere (e di guardare al mondo) si colloca perfettamente in seno alla cultura qualunquista dell’ultimo quarto di secolo a cui peraltro lui stesso si vanta di appartenere: Fabio Volo riesce a parlare senza dire nulla, attingendo al vastissimo repertorio delle verità scontate e presentandole come fossero rivelazioni (o almeno è così che sembrano agli occhi di chi legge i suoi libri), riesce a essere allo stesso tempo timido e sfrontato, sognatore e cinico, dolce e bastardo. Lui, che piace alle donne di tutte le età (ma anche a qualche uomo) per l’incerta sicurezza con cui affronta le cose della vita, l’ineluttabilità del destino, per la studiata spontaneità con cui cede alla forza trascinante dei sentimenti.
Fabio Volo piace perché è sempre, esattamente come lo vedi. Anche nei libri. Meno impegnativo di Erri De Luca (a cui è stato – infelicemente – paragonato da Antonio D’Orrico del Corriere, uscendone pure vincitore) ma più intellettuale di Twilight, perché riesce a conciliare la leggerezza della modernità con quel minimo di introspezione che fa bene all’uomo medio per riportare alla luce gli antichi valori, la saggezza e la purezza dell’epoca dei nonni, quando globalizzazione e precarietà non avevano ancora infettato il mondo.
Ecco: Fabio Volo si situa precisamente a metà tra le due schiere di lettori di cui sopra, raccogliendo i consensi degli indecisi da ambo le parti. Quindi tantissimi consensi. La sua genialità sta nell’aver capito esattamente dove collocarsi. O forse semplicemente nell’essere per davvero un uomo qualunque.
Una domanda sorge spontanea: Fabio Volo sarebbe fan di Fabio Volo, ovvero: Fabio Volo ci crede davvero nelle cose che scrive?
Giuliana Gugliotti Paolo Maurensig ha scritto: “Sono solo un appassionato, un melomane. La musica è la mia consolazione. Quest’arte […] assomiglia all’idea che mi sono fatto della vita”. Sostituite la parola “letteratura” alla parola “musica” e avrete una esaustiva descrizione di me. Leggi altri articoli dello stesso autore… |
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