“Le protagoniste dei miei libri sono donne forti e appassionate. Non le invento, non ce n’è bisogno. Mi guardo intorno e le vedo dappertutto. Ho lavorato con le donne e per le donne tutta la mia vita. Le conosco bene”.
Donne umili, donne coraggiose, donne a volte fragili ma con una forza straordinaria e una inesauribile passione, prima di tutto verso la vita. Questo è il mondo (interiore) delle donne, le donne così come le vede – e le racconta – Isabel Allende. E non c’è dubbio che la prima donna a cui Isabel si sia ispirata per i suoi racconti sia essa stessa. Ogni romanzo è in qualche modo una proiezione autobiografica di sé, un pezzo della propria storia raccontata celandosi sotto le spoglie di un’altra persona. E le storie di Isabel Allende sono piccoli frammenti di vita vissuta, la sua e quella delle donne che l’hanno circondata, accompagnata per un periodo o incrociata solo per pochi istanti, le donne che l’hanno ispirata o guidata, le donne che ella ha amato e che l’hanno amata.
Nata, come ella stessa ha dichiarato in più occasioni, in una famiglia cattolica e patriarcale, permeata da valori antichi che alla femminilità concedevano poco spazio, Isabel Allende ha dedicato buona parte della sua vita a lottare contro l’oppressione della donna e la mistificazione della figura femminile: l’ha fatto in tanti modi, ma soprattutto (e meglio) attraverso la scrittura, scovando, nella quotidianità della sua esistenza, grazie al suo impareggiabile “fiuto” narrativo, quelle storie di intimità, amore, passione, che nel Cile del Golpe non interessavano a nessuno.
Isabel le ha portate alla luce, quelle storie, e le ha trasformate, grazie alla sua scrittura dall’incedere elegante e leggiadro, in nutrimento per l’anima. Un nutrimento che viene dalla natura “femminina” dei suoi racconti, che sempre hanno come protagoniste delle eroine femminili che – diversamente dalla realtà in cui Isabel è cresciuta – ben lungi dall’essere sottomesse al potere maschile, appaiono invece forti e intraprendenti, autonome e temerarie, capaci di prendere in mano la propria vita e cambiarne il destino.
Dalla sua penna fluiscono così personaggi indimenticabili, che abitano le pagine di ogni suo romanzo, primo fra tutti il bestseller “La casa degli spiriti”, saga familiare “à clef ”, vale a dire un romanzo a chiave, un romanzo che verte attorno a personaggi reali o a fatti realmente accaduti, dagli spunti fortemente autobiografici, in cui le vicende dei protagonisti si innestano sullo sfondo storico del Golpe cileno. È impossibile non lasciarsi ammaliare dalla dolce, svagata Clara, personaggio ispirato alla nonna materna di Isabel, tutta proiettata, grazie ai suoi poteri paranormali, nel mondo degli spiriti, appunto, da dove ella tiene in mano i fili del passato e della memoria familiare; oppure dalla bellissima, eterea, inarrivabile Rosa, che lascerà ben presto il mondo dei mortali; è impossibile non restare ammirati davanti alla sfacciata intraprendenza di Tránsito Soto, la prostituta che, inaspettatamente, avrà un ruolo cruciale negli ultimi atti della vicenda; impossibile non palpitare insieme alla schiva, oblativa Ferula, ossessionata dall’amore, passionale e casto insieme, per la cognata Clara; impossibile non sognare insieme a Blanca l’irraggiungibile coronamento del suo amore infantile, o non credere con altrettanta veemenza negli ideali della giovane, rivoluzionaria Alba – dietro cui si intravvede, seppur romanzata, la figura della stessa autrice.
E ancora, sono tante altre le donne che popolano i racconti della Allende: la battagliera “Inés dell’anima mia”, “conquistadora” e fondatrice del Cile, o la Irene di “D’amore e ombra”, “Irene, miele e ombra, Irene carta di riso, pesca, spuma”, Irene ignara delle brutture della vita, ingenua al punto da concedere a un vecchio malato di toccarle il seno, perché tanto non fa male a nessuno; e poi Paula, figlia di Isabel Allende, uccisa a ventotto anni dalla porfiria dopo un lungo coma che distrusse la sua vita e quella di sua madre, rimastale perennemente accanto mentre tentava di dare un senso al lacerante dolore del lutto riversandolo nelle pagine di “Paula”, l’omonimo romanzo che assume la forma di un tormentato diario autobiografico in cui Isabel Allende, la donna, più che la scrittrice, tira le somme della sua vita e si racconta senza riserve, autrice e insieme protagonista della sua storia.
E le donne sono sempre le eterne protagoniste dei romanzi di Isabel Allende, con la loro imponenza assorbono e catalizzano tutto lo spazio letterario della narrazione, di cui sono gli indispensabili perni; è la luce che esse proiettano intorno a dare vita al racconto, è alla loro ombra che si muovono tutti gli altri personaggi della storia, in particolare gli uomini, che, pur essendo illuminati da quella luce motrice, restano sempre sullo sfondo, come in disparte. Ne emerge non tanto la sensazione che gli uomini siano inutili accessori, nella narrazione e nella realtà, di un mondo all’insegna del femminile, quanto piuttosto l’idea che “per creare un mondo quasi perfetto” è indispensabile coltivare, anche negli uomini, quell’ “energia femminile” che è insieme amore, passione, rispetto per la vita, pietas e intraprendenza, quell’essenza pura del “femminino” che fa muovere il mondo, e che può renderlo “non migliore, ma buono”.
Giuliana Gugliotti Paolo Maurensig ha scritto: “Sono solo un appassionato, un melomane. La musica è la mia consolazione. Quest’arte […] assomiglia all’idea che mi sono fatto della vita”. Sostituite la parola “letteratura” alla parola “musica” e avrete una esaustiva descrizione di me. Leggi altri articoli dello stesso autore… |
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