La pratica del primo colloquio gratuito tra psicologi e pazienti è un tema di dibattito costante. Per molti, rappresenta un servizio di valore ed anche un’opportunità di creare un rapporto di fiducia col paziente e di facilitarne l’accesso alle psicoterapie. Tuttavia, un numero altrettanto considerevole di professionisti esprime delle riserve e si oppone fermamente a questa idea. Questo articolo cerca di esplorare le ragioni di tale opposizione, attraverso un’analisi ponderata e dettagliata.
Sommario
Il valore del primo colloquio
Il primo incontro tra psicologo e paziente può sembrare un passo semplice, ma, in realtà, ha un’importanza cruciale. Durante questo primo incontro, il paziente ha l’opportunità di esporre i suoi problemi, le sue preoccupazioni e le sue aspettative, mentre lo psicologo può valutare se è in grado di offrire l’assistenza necessaria. Questo incontro preliminare è l’occasione per stabilire un rapporto di fiducia, una componente essenziale di qualsiasi percorso psicoterapeutico.
La controversia sul primo colloquio gratuito
Nonostante l’importanza indiscussa del primo incontro per fini psicoterapici, la questione della sua gratuità genera controversie. Molti psicologi esprimono riserve per diverse ragioni, esaminiamole:
Svalutazione del servizio
Offrire un servizio gratuitamente può dare l’impressione che lo stesso servizio non abbia un valore intrinseco, compromettendo la percezione della qualità e professionalità del terapeuta.
Aumento delle consultazioni non impegnative
Quando il il primo colloquio è gratuito, il numero di persone che ne approfittano senza avere alcuna intenzione di intraprendere un percorso terapeutico rischia di aumentare, impegnando il tempo e le risorse dello psicologo.
Una questione di equità
Un’altra ragione è che può sembrare ingiusto nei confronti dei pazienti abituali che pagano per ogni sessione, mentre altri usufruiscono del primo incontro gratuitamente.
Oltre il dibattito: gli effetti sulla professione e sulle relazioni psicoterapeutiche
Al di là dei motivi immediati, è importante considerare come la pratica del primo colloquio gratuito possa influenzare la professione nel suo complesso e le relazioni tra terapeuta e paziente. La svalutazione del servizio, l’uso non impegnativo della pratica e le questioni di equità non hanno solo un impatto immediato, ma possono avere effetti a lungo termine sulla percezione della psicologia come professione e sul modo in cui si svolgono le psicoterapie.
Il dibattito in altre professioni
La questione della gratuità del primo incontro non è però un’esclusiva del mondo della psicologia. Altre professioni, come quella legale o consulenziale, affrontano sfide simili. In questi ambiti, l’offerta di una consulenza gratuita iniziale è spesso vista come uno strumento di marketing, ma comporta anche rischi simili a quelli evidenziati dagli psicologi.
Possibili soluzioni
La soluzione proposta da alcuni psicologi è quella di offrire il primo colloquio ad un prezzo ridotto, piuttosto che in maniera gratuita. Questo approccio può contribuire a mantenere un equilibrio tra l’accessibilità del servizio ed il rispetto del valore del lavoro dello psicologo. Tuttavia, anche questa soluzione ha i suoi contrari.
Riflessioni finali
Riassumendo, è chiaro che il dibattito sulla gratuità del primo colloquio in psicologia è un argomento complesso, con molteplici aspetti da considerare. Entrambe le parti hanno argomentazioni valide e, come in molte questioni professionali, non esiste una risposta univoca. Spetta a ciascun professionista valutare attentamente i pro e i contro, tenendo in considerazione i propri principi etici, le proprie risorse ed il contesto specifico in cui opera.
Dr.ssa Sara Di Somma Psicologa clinica, esperta in counseling psicologico per adolescenti e supporto a donne vittime di violenza. Dal 2017 si occupa della conduzione del gruppo esperienziale della squadra di calcio femminile Dream team Arci Scampia e delle attività di supporto psicologico alle donne che si rivolgono al centro antiviolenza presso l’associazione Dream Team – Donne in Rete di Scampia. Ha esperienza nella progettazione sociale e nel lavoro di prevenzione tramite percorsi formativi su tematiche di pari opportunità, stereotipi e violenza di genere. Iscritta all’Ordine degli Psicologi della Regione Campania con il numero 4811 Leggi altri articoli dello stesso autore… |
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