È raro trovare un film che riesce ad avere un impatto così significativo tanto sul pubblico quanto sulla società.
“Philadelphia“, film diretto dall’acclamato Jonathan Demme e distribuito nel 1993, è uno di questi rari gioielli. Ma cosa lo rende così speciale e degno della nostra attenzione, anche oggi, a trent’anni dalla sua uscita?
Sommario
La trama di “Philadelphia” è una esplorazione psicologica e sociale
Iniziamo con la trama. Certo, la trama è il cuore pulsante di ogni film ed anche per “Philadelphia” è così. Andrew Beckett, interpretato da un indimenticabile Tom Hanks, è un avvocato di successo in un prestigioso studio legale di Philadelphia. La sua vita prende una svolta drastica quando viene licenziato a causa della sua diagnosi di AIDS e per contestualizzare la storia si era nei primissimi anni nei quali si cominciava a parlare di HIV. Questa premessa apre le porte ad un viaggio straordinario attraverso questioni di enorme peso quali:
- Discriminazione sul lavoro.
- Stigmatizzazione dell’HIV/AIDS.
- Omofobia e pregiudizio.
- Il sistema legale e la lotta per la giustizia.
E quella di Andrew Beckett non è solo la storia di un uomo, ma è la storia di tutti noi, non è vero? “Philadelphia” fa una domanda implicita, spingendoci a guardare dentro e intorno a noi stessi.
I temi rappresentano una lente d’ingrandimento su di una società divisa
I temi esplorati in “Philadelphia” sono tanto universali quanto specifici del contesto storico e sociale dell’epoca. Si tratta di temi che purtroppo restano attuali e necessitano di essere discussi e rivisitati. La pellicola non è un semplice film “tematico”, ma un prisma attraverso cui osservare l’essenza multiforme dell’umanità.
- Discriminazione sul lavoro: come viene percepita? Come incide sulla vita delle persone?
- Omofobia: che ruolo ha nel modellare l’opinione pubblica e le decisioni legali?
- La lotta per la giustizia: quanto è imparziale il sistema giudiziario quando affronta questioni cariche di pregiudizio?
Questi temi sono presentati con un’intelligenza e con una sensibilità che tiene, con grande maestria, in equilibrio sia il dramma che la speranza, e che evita anche il rischio di cadere nella retorica o nel sensazionalismo.
L’anima di questo film è tutta nella recitazione
Tom Hanks e Denzel Washington offrono prestazioni eccezionali che vanno oltre la semplice recitazione. Hanks, nei panni di Andrew Beckett, si trasforma, regalandoci una delle interpretazioni più memorabili della sua carriera. Ogni sorriso, ogni lacrima, ogni espressione del suo volto è un tributo alla comunità che il film rappresenta.
Denzel Washington, nei panni di Joe Miller, l’avvocato che decide di rappresentare Andrew, è il perfetto contrappunto. Inizialmente pervaso da pregiudizi, Miller è un personaggio in evoluzione, un simbolo dell’ignoranza che può essere redenta attraverso l’esperienza e la conoscenza.
Vuoi vedere questo film e anche altri contenuti?
Iscriviti a Prime Video: è gratis per 30 giorni!
Attivare il periodo di prova gratuita è molto semplice.
Basta cliccare su questo bottone, accedere con il tuo account Amazon oppure crearne uno nuovo.
Otterrai subito 30 giorni per utilizzare gratuitamente Amazon Prime Video, avrai accesso allo streaming di film e serie TV.
Tieni conto che una volta terminati i 30 giorni di prova gratuita, l’abbonamento a Prime Video si rinnoverà in automatico, al costo annuale o mensile previsto dal servizio.
La direzione artistica, la colonna sonora ed il montaggio ne fanno un vero capolavoro
Jonathan Demme affronta il materiale di cui tratta il film con una forza delicata ma decisa, evitando accuratamente di spettacolarizzare il mondo più legato all’HIV/AIDS o di farne uno spettacolo macchiettistico. La sua regia si concentra sulle persone e sulle loro storie, rendendo il film un’esperienza umana più che un semplice prodotto cinematografico. La cinematografia è altrettanto efficace, impiegando tecniche come il close-up (una tecnica di ripresa cinematografica che si concentra su un dettaglio per mettere in evidenza il tutto) per sottolineare l’intensità emotiva dei personaggi.
Il film è impreziosito da una colonna sonora sublime, “Streets of Philadelphia” di Bruce Springsteen è solo la punta dell’iceberg. Ogni traccia è scelta con cura per amplificare l’atmosfera e il sentimento del film, rendendo la colonna sonora un vero e proprio personaggio secondario che accompagna lo spettatore in questo viaggio emozionale.
Il montaggio è ancora un altro elemento che contribuisce a rendere questo film un capolavoro, non solo i ritmi sono ben bilanciati, ma anche la sequenza delle scene è stata curata per massimizzare l’effetto emotivo e narrativo. Questa cura e attenzione ai dettagli conferisce al film un flusso che è sia organico che coinvolgente.
L’impatto sociale ne ha reso un film che ha fatto la storia
No, non è un’esagerazione dire che “Philadelphia” ha avuto un impatto sociale profondo, ha contribuito a generare discussione e consapevolezza su temi come i diritti degli omosessuali e l’HIV/AIDS, che prima erano spesso relegati ai margini del discorso pubblico americano ed internazionale. Ha anche influenzato legislazioni e politiche, dimostrando il potere del cinema non solo di raccontare storie, ma anche di cambiare la realtà.
Assistere alla riproduzione di “Philadelphia” è un’esperienza che va oltre la visione passiva, è una sfida, ti emoziona e ti cambia. Quanti film possono davvero dire di fare lo stesso? Ti costringe a confrontarti con le tue convinzioni e pregiudizi, rendendoti parte della narrativa.
Punti di critica: solo piccole sfumature in un quadro generale più che positivo
Dovendo necessariamente trovare un punto debole del film, dobbiamo porre attenzione ad alcune scene che potrebbero apparire prolisse, ma questo a mio giudizio è un dettaglio minore, direi marginale, che non sminuisce l’immensa forza del film nel suo complesso.
L’eredita di “Philadelphia”
“Philadelphia” è più di un film: è un marcatore storico, un dialogo aperto e una lezione di umanità che continua a risuonare nel tempo. È un film che non solo informa ma educa e ispira, mostrando che l’arte, nella sua forma più elevata, può essere uno strumento di cambiamento sociale e culturale. Una storia che rimarrà impressa nel cuore e nella mente di chiunque la veda, per molto, molto tempo dopo la fine dei titoli di coda.
Redazione La napoletanità è uno stato dell’anima, un modo di intendere la vita, di ricordare, di amare, un’attitudine allo stare al mondo in modo diverso dagli altri. La napoletanità non è un pregio e non è un difetto: è essere “diversi” dagli altri, in tutto. Ecco noi ci sentiamo così. (definizione liberamente tratta da uno scritto di: Valentino Di Giacomo napoletano, classe 1982, redattore del quotidiano Il Mattino di Napoli) Leggi altri articoli dello stesso autore… |
Fai i tuoi acquisti su Amazon tramite i link presenti sul sito.
Se acquisti su Amazon (quel poco o molto che sia), ci puoi aiutare accedendo al popolare sito di e-commerce cliccando sul bottone precedente, o su uno qualsiasi dei banner o dei link presenti sul sito.
Questo sito contiene link di affiliazione. Clicca qui per leggere il disclaimer.