La cultura della pace è un obiettivo a cui gli esseri umani ambiscono da lungo tempo, forse da sempre, ma non sembra essere mai stato completamente realizzato. Nonostante gli sforzi per promuovere la pace tra le nazioni e all’interno delle società, la cultura della guerra persiste ancora oggi. Ma perché?
La complessità della natura umana
In primo luogo, la natura umana è complessa e multidimensionale. Mentre molti di noi possono essere motivati alla pace ed alla cooperazione, ci sono anche quelli che cercano il conflitto e l’aggressione. Questo è particolarmente evidente nei confronti degli “altri”, coloro che non appartengono al nostro gruppo. Nel “noi”, che vede “loro” come avversari se non addirittura nemici. La percezione di una minaccia esterna può spingere le persone a diventare più aggressive, indipendentemente dalla loro cultura o dalla loro ideologia.
Guerra: l’approccio rapido alla soluzione dei problemi
In secondo luogo, la guerra è spesso vista come una soluzione rapida ai problemi. Se un paese si sente minacciato o ha bisogno di risorse, potrebbe decidere di utilizzare la forza militare per ottenere ciò che desidera. Questo approccio che ci rendiamo conto è inefficace nel lungo termine, può apparire allettante in situazioni di emergenza o di necessità.
L’economia globale dipende dall’industria bellica
In terzo luogo, l’economia globale dipende in gran parte dal commercio di armi e dall’industria bellica. L’industria militare è un fattore economico importante in molte nazioni, compresa la nostra ed il successo economico dipende in gran parte dalla continua produzione di armamenti sempre più complessi e micidiali e dalla vendita di questi equipaggiamenti militari. Ne consegue che la pace potrebbe essere dannosa per l’economia di alcune nazioni, poiché ridurrebbe la domanda di armi e di eserciti e quindi porterebbe in territorio negativo le aspettative economiche degli stati.
Le disuguaglianze sociali ed economiche
Inoltre, la cultura della guerra o la violenza delle singole società è spesso alimentata dalla disuguaglianza economica e sociale al punto che le persone che si sentono emarginate o abbandonate dal sistema possono essere più inclini a cercare conflitti come metodo per ottenere ciò che desiderano. La povertà, l’oppressione e la mancanza di opportunità possono portare alla violenza e alla rivolta, anche armata, di interi settori della società civile, anche se non necessariamente con l’intento di fare la guerra.
Interessi politici e ideologici
Infine, la cultura della guerra viene spesso perpetuata da interessi politici e ideologici. I governi possono utilizzare la minaccia della guerra per giustificare politiche autoritarie e per limitare le libertà civili e talune ideologie promuovono l’idea che la forza militare sia la chiave per risolvere i problemi interni ed esterni del paese.
Come spezzare il ciclo della cultura della guerra
Allora una domanda sorge spontanea: ma come possiamo spezzare il ciclo della cultura della guerra? Innanzitutto, dobbiamo cominciare con il riconoscere che la pace non può essere raggiunta da un giorno all’altro, richiede tempo, impegno e sacrificio da parte di tutti noi e di tutti gli stati.
Ridurre le disuguaglianze sociali ed economiche
Dobbiamo anche lavorare per ridurre, in tutto il mondo, le disuguaglianze economiche e sociali e per creare opportunità per tutte le persone. In questo modo, tutti saremo meno inclini a cercare i conflitti come strumento per ottenere ciò che desiderano.
Sostenere economie sostenibili e condivise
In secondo luogo, dobbiamo smettere di dipendere dall’industria bellica per sostenere l’economia globale. Ci sono molte altre attività produttive che potrebbero sostituire l’industria militare e che non richiedono la produzione di armi. Ecco, dovremmo cominciare a lavorare per creare economie sostenibili e condivise e che non si basino sulla continua espansione.
Una cultura della pace che favorisca la cooperazione e il dialogo tra le nazioni
Infine, dobbiamo combattere l’idea che la forza militare sia l’unica soluzione ai problemi, promuovendo una cultura della pace che favorisca la cooperazione e il dialogo tra le nazioni. Ciò significa che dobbiamo operare per ridurre le barriere culturali e linguistiche, in modo da creare un mondo più interconnesso e comprensivo.
Inoltre, è importante promuovere l’educazione alla pace nelle scuole e più in generale nelle società, questo consentirebbe alle persone di comprendere meglio le cause, anche quelle più nascoste, dei conflitti e di sviluppare le abilità necessarie per risolverli pacificamente. Inoltre, l’educazione alla pace potrebbe contribuire a ridurre la percezione degli “altri” come minaccia, promuovendo una maggiore comprensione tra le culture, anche tra quelle più distanti fra loro.
Infine, è fondamentale che i governi si impegnino attivamente a promuovere la pace e ad agire come mediatori nei conflitti internazionali. Ciò richiede una maggiore collaborazione tra gli stati e l’impegno di tutti a risolvere i problemi attraverso il dialogo e la diplomazia.
In conclusione, la cultura della pace non riesce ad eliminare completamente la cultura della guerra a causa delle motivazioni umane complesse, dell’approccio rapido alla soluzione dei problemi, dell’economia globale e delle disuguaglianze sociali ed economiche. Tuttavia, se lavoriamo assieme per ridurre queste sfide, possiamo promuovere una cultura della pace duratura e costruire un mondo più giusto e pacifico per tutti. La promozione dell’educazione alla pace, la riduzione delle barriere culturali e linguistiche, l’impegno dei governi e la creazione di economie sostenibili e condivise, sono tutti passi importanti nella giusta direzione.