Non sono un fotografo, o almeno non lo sono nel senso stretto del termine. Non sono Henri Cartier Bresson, Oliviero Toscani o Ansel Adams perché persone così, che hanno fatto della fotografia qualcosa che va al di la della semplice espressione di arte fotografica, nascono una volta sola, un po’ come Caravaggio, Monet o Leonardo da Vinci le cui opere artistiche resteranno capolavori ineguagliabili.
Sommario
Gli inizi, con la fotografia, sono sempre imprevedibili
La mia passione per la fotografia nasce a metà degli anni ’70 dello scorso secolo, quando già vedevo mia sorella portare a casa bellissime fotografie che scattava in giro per la città, con la sua Yashica FX3. Così iniziai a comprare qualche rivista del settore ancora prima di scattare foto e soprattutto ancora prima di avere una fotocamera.
Le mie macchine fotografiche
Perciò no, non sono un fotografo, ma in un certo senso lo sono sempre stato. Nasco infatti elettrotecnico e poi tecnico informatico, e dopo il diploma ho iniziato a mettere in pratica la mia passione già iniziata comunque dai tempi di scuola quando nello zaino, insieme ai libri, portavo una Zeiss Contina comprata (a rate) negli anni ‘50 in Svizzera da mio padre e che ho usato per fotografare compagni di scuola e persino qualche professore. Ma non solo: è stata la macchina che ho usato per fotografare i danni causati dal terremoto del 23 novembre 1980. Posso dire che quelle che scattai, il giorno 24, furono un vero e proprio documento storico se non fosse per il fatto che, tra traslochi e confusione di quel periodo, negativi e fotografie siano andati definitivamente perduti. Sono ancora molto affezionato a questa macchina fotografica, che dopo oltre 60 anni funziona ancora.
La Contina fu poi sostituita qualche anno dopo dalla Yashica FX3 Super 2000, regalo di mia sorella che passò ad una Nikkormat, versione minore delle celebri Nikon, certamente più performante e meno robusta della prima (tutta in metallo la Zeiss, tutta plastica la Yashica), ma negli anni ha dato grandi soddisfazioni, anche perché era (ed è) una reflex, ovvero una macchina con pentaprisma ed obiettivo intercambiabile.
Erano i primi anni ‘80 e il desiderio di perfezionarsi ancora di più ebbe la meglio, così con molti sacrifici riuscii a comprare, se pur usata, perché il costo allora era proibitivo, la regina delle reflex, che per anni è stata la padrona indiscussa delle macchine fotografiche: la Canon A1.
Col suo sistema esposimetrico innovativo, la A1 è stata una pietra miliare, affidabile e robusta, e una delle prime ad avere un microprocessore che calcolava una precisa esposizione ad ogni scatto. Talmente perfetta che ci si scordava che non avesse un controllo TTL del flash ed un otturatore di stoffa al posto di quello a lamelle.
Le meccaniche serie
Gli anni ‘80 sono stati molto prolifici riguardo la fotografia, e pur essendo entusiasta della mia Canon A1, con tanta elettronica e tanta altra roba, ebbi la curiosità di provare a scattare in maniera completamente manuale, senza dover sottostare alla schiavitù della batteria della A1 che, per forza di cose, si esauriva in breve tempo (il display interno infatti era costituito da led rossi che fecero additare la Canon come mangiapile). Così ebbi modo di usare due bellissime macchine completamente meccaniche (fatta eccezione per la batteria a bottone adibita esclusivamente all’uso dell’esposimetro interno). Una Nikon FM2n ed una Olympus OM3.
Della prima è quasi inutile parlarne, talmente perfetta da far impallidire le consorelle più blasonate. Il suo otturatore da 1/4000 secondo è talmente preciso (e delicato) che non è stato più eguagliato da nessun’altra fotocamera meccanica. Una menzione particolare va poi all’ Olympus OM3 il cui sistema multispot su 8 zone, oltre a quello su alte e basse luci, rivoluzionò, in quegli anni, il concetto stesso di “sistema zonale”. Ed era tutta meccanica! Quando uscì, il costo era proibitivo (circa 3.700.000 lire) ed io, ancora sbarbatello, non potevo certo permettermela. Ho quindi dovuto aspettare molti anni per entrarne in possesso acquistandola usata. Ed è un oggetto abbastanza raro perché la produzione fu limitata a qualche migliaio di esemplari. Cercando in rete, una in buone condizioni la si trova sui 1.000 €, che per una macchina di 40 anni fa non sono pochi, considerato che la si deve accessoriare di almeno un paio di lenti.
La A1 e la FM2n hanno accompagnato per oltre 20 anni la mia storia fotografica, fino all’avvento del digitale, iniziato alla grande.
Le digitali professionali
A parte qualche inizio digitale con macchinette di poco conto, il grande passo è avvenuto con la Nikon D3X.
Un gioiellino da 24.5 Mpx che anche dopo 11 anni dalla sua uscita di scena, regge ancora alla grande il confronto con le professionali uscite dopo. Non voglio dilungarmi con le sue caratteristiche, che si trovano in abbondanza in rete, ma una cosa mi ha impressionato, oltre alla robustezza e alla qualità delle immagini create, il suo otturatore estremamente silenzioso, ideale ad esempio per foto in teatro o in luoghi chiusi.
Ma la voglia di fare foto sempre più nitide, per ogni appassionato, aumenta sempre, e così un altro grande passo fu una macchina da 36.2 Mpx, la Nikon D800e.
Identica alla D800, la D800e si differenzia dalla prima per la mancanza del filtro passa-basso <<La maggior parte delle fotocamere disponibili in commercio dispone di un filtro passa-basso integrato che consente di eliminare l’effetto Moire. Effetto che si presenta quando si fotografa un soggetto con dettagli ripetitivi e molto fini, come ad esempio un tessuto.
Anche se non elimina sempre in modo completo tale effetto, il filtro risulta utile perché lo riduce. Se però nella maggior parte dei casi questo è un vantaggio, quando si scattano fotografie di paesaggi, il filtro passa-basso potrebbe causare una leggera perdita di dettaglio. Alcune fotocamere di fascia alta non hanno un filtro passa-basso preinstallato. Il vantaggio di questa scelta è che il sensore di immagine funziona sempre al suo massimo potenziale, garantendo la massima risoluzione con dettagli chiari e realistici, in particolare nei paesaggi.>> (rif. dal sito Sony).
Punti a favore tanti, punto a sfavore è la sua estrema rumorosità allo scatto che può provocare effetti di micromosso rilevabili comunque solo ad alti ingrandimenti. Rumorosità che può anche dare fastidio in luoghi chiusi dove vige il silenzio.
La voglia dei Megapixel cresce ancora, Canon 5DSr
Simile per certi aspetti alla Nikon D800e, la Canon 5DSr monta un sensore da ben 50,3 Mpx e come la D800e, anche questa macchina fotografica si differenzia dalla 5DS “normale” per la mancanza del filtro passa-basso (o low pass). La nitidezza delle sue foto, dovuta sia dai 50 Mpx e sia dalla mancanza del low-pass rende questo gioiello di meccanica, elettronica e ottica un traguardo non ancora raggiunto da nessuna altra reflex, considerato che la 5DSr è uscita fuori produzione nel 2021. Sembra comunque che la Canon, insieme a Sony, stia progettando due sensori da 100 e 200 Mpx!
Canon EOS R5c
La R5c è una macchina mirrorless (senza specchio) ibrida con due sistemi operativi separati. Da un lato è una fotocamera professionale da 45 Mpx, dall’altro una videocamera con risoluzione 8K. Senza dilungarmi descrivendo le eccezionali caratteristiche di questa macchina, l’unico punto forse “a sfavore” di tanta elettronica è il suo doppio menu (uno per le foto, l’altro per i video) estremamente complesso e un libretto di istruzioni di qualche centinaia di pagine che, per chi non è addetto ai lavori e non conosce il tipo di impostazioni che la Canon implementa nelle sue macchine, rende il suo uso estremamente complesso. A mio parere occorre almeno un anno di uso continuato per carpirne tutte le caratteristiche. Ma non solo, creare video alla massima risoluzione di 8K richiede, per la successiva elaborazione con programmi di montaggio video, l’uso di un pc molto potente con scheda video di almeno 12 Mb, driver CUDA installati e almeno 128 Mb di RAM, e tutto questo solo per fare in modo da non incorrere in video “scattosi” che rendono il montaggio quasi impossibile.
Creare video con la R5c consuma molte risorse riguardo il consumo energetico. Un video di pochi minuti esaurisce completamente la batteria, per cui è indispensabile premunirsi di molte batterie (che non costano poco) e di un power bank dedicato. Il consumo è dovuto anche alla ventola interna che raffredda processore e sensore. In ogni caso è una gran bella macchina.
Nikon Coolpix P1000
La Coolpix P1000 è una macchina per divertirsi, non è certo adatta per foto professionali, ma tirata fino all’osso consente di fare foto incredibilmente ravvicinate con il suo zoom 24-3000 mm (ovviamente rapportata ad una reflex 35 mm). Per le alti focali è necessario l’uso di un cavalletto e di uno scatto elettronico flessibile, perché qualsiasi movimento della mano causerebbe foto mosse. Pur avendo un micro sensore da 16 Mpx, per un uso normale senza zoom le foto sono estremamente nitide.
Leggendo in rete, sembra che alcune forze di polizia usino questa macchina fotografica per scattare foto da distanza di sicurezza.
Qui sotto alcuni esempi della capacità della Nikon Coolpix P1000
La prima foto rappresenta la statua della “Madonna in Piazza del Gesù a Napoli”, scattata alla minima focale.
A destra, una delle lampadine che circondano la corona della statua stessa, alla massima focale. In particolare, nella foto si nota anche il filamento nel bulbo di vetro.
La terza foto in basso, immagino sappiate tutti cos’è.
Roberto Castronuovo La voglia di fermare un momento, una emozione, una trama di luce, mi accompagna fin dalla giovinezza, sempre pronto a cogliere l’istante magico da immobilizzare in una fotografia. Sono appassionato dal ritratto, dal bianco e nero, dal colore e sempre con la maledetta voglia di offrire agli altri l’opportunità di emozionarsi di nuovo, di ampliare la prospettiva del ricordo con la nettezza dell’immagine fotografica. Sono uso dire: la fotografia è la mia vita, fotografare è la mia passione. Leggi altri articoli dello stesso autore… |
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